La Felicità Non Sta Nel CV: La Mia Rivoluzione Sotto Casa
Ciao amico, ti ricordi quando mi vedevi sempre in giro per Milano con quell’aria da manager rampante? Macchina aziendale, cene nei locali alla moda, viaggi che sembravano usciti da Instagram… Beh, c’è una cosa che non sapevi: dentro ero un deserto.
Fammi partire dall’inizio. Immagina: io, 32 anni, ufficio con vista Duomo, stipendio che faceva invidia ai miei ex compagni laureati. Eppure, ogni sera, tornavo in quel bilocale in Piazzale Firenze con vista su parco Sempione—sì, quello con i mattoni a vista—e mi chiedevo: “Ma che cavolo sto facendo?”.
Non era ingratitudine. Era come se avessi tutto, tranne l’unica cosa che contava: un motivo per alzarmi la mattina che non fosse l’ansia di dover dimostrare qualcosa.
Quel Libro Che Mi Ha Spaccato (Letteralmente)
Un martedì piovoso del 2019, mentre cercavo un cavetto USB nel mio caotico scaffale, mi cade in testa Siddhartha di Hesse. Mai aperto, comprato per sembrare colto a un appuntamento. Inizio a leggerlo per noia, e… boom.
La scena in cui Siddhartha lascia la ricchezza per cercare sé stesso? Mi sono visto. Lui in un fiume, io nel naviglio, entrambi persi. Quella notte non ho dormito. E se la felicità fosse come l’acqua che scorre: presente, ma impossibile da afferrare?
La Mia (Improbabile) Rivoluzione Delle 6 Del Mattino
Ho iniziato a fare cose che mi avrebbero fatto ridere un anno prima:
- Camminate alle 6:30 al Parco Sempione, con le nonne che fanno tai chi e i cani che mi annusano le scarpe.
- 10 minuti di silenzio ogni sera, seduto sul divano—senza telefono, senza Netflix. Solo io e il rumore del riscaldamento che borbotta.
- Una chiamata a settimana a mia sorella, che prima rimandavo sempre perché “troppo impegnato”.
Non è stato un cambiamento da guru. Una volta ho pianto perché non riuscivo a stare fermo per 5 minuti. Un’altra volta ho mandato al diavolo il capo perché mi ha chiesto di lavorare di sabato. Piccole ribellioni che mi hanno ricordato di essere vivo.
Quella Volta Che Ho Scoperto Che Gli Amici Non Sono Solo Per Le Storie di Instagram
Ricordi Marco, il mio ex compagno di palestra? Un giorno mi scrive: “Usciamo, sei sparito”. Invece del solito bar trendy, ci siamo visti in una trattoria fuori porta, con tovaglie a quadri e vino della casa. Abbiamo parlato per ore—di paure, non di promozioni.
È lì che ho capito: le relazioni non sono follower o like. Sono Marco che ti ascolta mentre racconti del padre che non hai mai perdonato. O tua sorella che ti manda un meme alle 3 di notte perché sa che non dormi.
La Verità Scomoda Che Nessuno Ti Dice
La felicità non è un traguardo, è un modo di respirare.
Non serve il mutuo per la casa al mare o la meditazione in Bhutan. Basta:
- Fermarsi quando il corpo urla “basta” (anche se il cervello dice “ancora un’email”).
- Dire “non so” senza vergogna.
- Abbracciare qualcuno e contare fino a 3 prima di lasciare.
E Ora?
Non ho la vita perfetta. A volte cado ancora nella trappola del “devo fare di più”. Ma ora so che la felicità è come il caffè del mattino: non deve essere gourmet, basta che ti scaldi l’anima.
Se anche tu ti ritrovi a correre senza meta, prova a fare un patto con te stesso: dedica 5 minuti al giorno a qualcosa che non serve a nulla. Guardare una nuvola. Annusare un libro vecchio. Mandarmi un messaggio per dirme cosa ne pensi.
Ah, e se passi da Trento (perchè ora vivo li, immerso nella beatitudine della natura), fammi sapere :).
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Matteo, quello che ora preferisce le ciabatte alle scarpe lucide.