Sei il Cielo, Non le Nuvole: Come Scoprire Chi Sei Davvero (Spoiler: Non Sono i Tuoi Pensieri)

Posted by Matteo Ricci on February 12, 2025 · 5 mins read

Sei il cielo, non le nuvole

Chi cavolo sei davvero, te lo sei mai chiesto? oltre al casino che hai in testa? No, seriamente: hai mai fatto caso a quella vocina che commenta ogni tuo respiro come se fosse la recensione di un film su Netflix? “Oggi ti sei svegliato male”, “Quella mail era imbarazzante”, “Ma perché non riesci a stare zitto per due secondi?”.

L’altro giorno, bloccato nel traffico di viale Verona (in Autobus), ho realizzato una cosa: se fossimo davvero i nostri pensieri, saremmo tutti pazzi. Tipo, letteralmente. Immagina: un’orda di scoiattoli iperattivi che si rincorrono nel cranio, e tu lì a prenderli sul serio.

Eppure ci crediamo. Ci beviamo ogni stronzata che la mente ci sussurra, come se fosse l’unico telegiornale disponibile. Ma un attimo: chi sta guardando il telegiornale? Chi è che, anche quando il conduttore urla “ALLARME MUNDIALE!”, rimane lì sul divano a sgranocchiare popcorn?

La danza delle illusioni

La mente è come quel coinquilino che ti riempie la lavatrice di filosofie esistenziali alle tre di notte. “E se non piacessi a nessuno?”, “E se domani esplodesse il sole?”, “Perché quel tipo su Instagram ha messo ‘mi piace’ alla foto di dieci anni fa?”.

Ci sei mai cascato? Io sì. L’estate scorsa, dopo una serata andata male, ho passato due ore a fissare il soffitto convinto di essere un fallito ambulante. Poi, all’improvviso, ho sentito un rutto. Mio. E ho riso. Perché alla fine, che importa se la mente ti dice che sei un disastro? Tu puoi comunque ruttare.

Il trucco è non prendersi per il collo. Le onde ci saranno sempre, ma puoi imparare a surfarci sopra. O almeno a non vomitare dalla chinetosi.

Oltre il velo della mente (con annessi e connessi)

Ricordo una sera a Villa Borghese, sdraiato sull’erba che puzzava di estate e di cani. Sopra di me, nuvole a forma di draghetto, di nonna Armida, di Fiat Panda. Il cielo? Quello restava lì, indifferente, come il cameriere del bar che ti ignora mentre cerchi di ordinare un cappuccino alle 11:01.

Ecco il punto: sei la tovaglia di lino sotto i piatti sporchi. La tela bianca prima che Picasso ci scarabocchi sopra. Quando la paura ti stringe lo stomaco o la rabbia ti fa sbattere le porte, prova a chiederti: ma io sono la porta?. Spoiler: no. Sei quello che sente il rumore della porta. E magari si vergogna un po’ per i vicini.

Vivere nel presente (senza diventare santoni)

“Mindfulness”, “qui e ora”, “meditazione”. Parole che suonano come un corso di yoga da 200 euro al mese. Ma la verità è più terra terra: è quando mastichi una caramella al caffè e senti davvero il sapore, invece di pensare alla bolletta del gas.

Non serve incrociare le gambe e cantare om. Basta notare come la tazza scotta le dita, o come la pioggia batte sui cornicioni come una batterista stonata. Ieri ho passato dieci minuti a guardare un piccione che cercava di aprire un pacchetto di patatine. Vita vera > mente.

Sei sempre stato libero (ma te lo sei scordato)

Tutti abbiamo avuto il momento “ah, ma è così!”. Il mio è stato a Termini, mentre perdevo il treno. “Fanculo”, ho pensato. Poi, per qualche secondo, ho sentito il “fanculo” invece di essere il “fanculo”. Come guardare un temporale dal vetro di un bar.

La libertà è lì: nell’istante in cui smetti di confonderti con il film e ti accorgi di essere la sala. Con i popcorn, le sedie scomode, e la fila per il bagno.

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— Matteo, che ora deve andare a comprare il latte prima che il supermercato chiuda.