Posted by Matteo Ricci on April 05, 2025 · 4 mins read

Il Dilemma dello Yeti che Voleva Iscriversi in Palestra

Immaginate di essere uno yeti. Peloso, goffo, con un’aria perennemente stupita come se vi avessero appena svelato che le montagne su cui vivete sono, in realtà, giganti addormentati. Un giorno, vi convincete che la felicità stia nel diventare un yeti glabro. Comprate rasoi a 5 lame, creme depilatorie alla lavanda himalayana, seguite corsi di yoga per contorcervi e raggiungere quei peli ribelli tra le scapole. Ma più vi impegnate, più vi accorgete che la ricerca della glabrezza è… beh, un altro tipo di peluria mentale.

Ecco, il paradosso del desiderio è un po’ così. Alan Watts lo raccontava con la storia dello studente che chiede al maestro come liberarsi dei desideri. La risposta? “Prova a non desiderare”. Peccato che il tentativo stesso sia già un desiderio, come voler spegnere un incendio con la benzina. Ci siamo cascati tutti, no? Tipo quando decidi di “vivere il momento” e ti ritrovi a fissare l’orologio da meditazione sul cellulare, mentre la notifica di LinkedIn ti ricorda che Giuseppe ex compagno delle elementari ha ottenuto un nuovo certificato in Mindfulness Operativa. .

La Spiritualità è la Nuova Crypto?

Osservate i guru del benessere: vendono serenità come se fosse NFT, promettono illuminazione in 7 step, ma alla fine sono solo bravi a farvi sentire in colpa per quella cena di Natale in cui avete toccato il pandoro. Watts ci avverte: cercare di non desiderare è come voler svuotare l’oceano con un secchio bucato. Più ti sforzi, più l’acqua ti schiaffeggia in faccia, ridendo.

Lo studente del racconto lo capisce a sue spese: dopo anni di meditazione, controlli del respiro e tisane allo zenzero, si rende conto che l’unico risultato è una nuova ossessione: l’ossessione di non avere ossessioni. È come chi si iscrive a un corso per smettere di procrastinare e rimanda le lezioni.

Il Peccato Originale? Essere Nati con un Cervello che Overthinka

Watts parla di un “peccato originale”: quando l’uomo ha scoperto di poter pianificare, ha iniziato a credersi separato dal mondo. Come un bambino che costruisce un castello di sabbia e poi si arrabbia con l’onda che lo distrugge. Ma l’onda è il mare, e il mare è il castello. Capito? No? Nemmeno io, ma provate a pensarci durante la prossima riunione in cui il vostro capo vi chiede “dove vi vedete tra 5 anni”.

La soluzione? Non c’è. O meglio: smettere di cercare soluzioni. Come quando da piccoli giocavamo a nascondino e vinceva chi si sedeva sul divano a mangiare popcorn, osservando gli altri affannarsi. Liberazione è accorgersi che il gioco è una finzione, e che i confini tra chi cerca e chi è trovato sono dipinti con il gesso.

Esercizio Pratico (No, Non Scherzo)

  1. Prendete un desiderio. Tipo: “Voglio smettere di stressarmi per il lavoro”.
  2. Osservate come trasformarlo in un obiettivo vi stressi il doppio.
  3. Ridete. O piangete. Sono la stessa cosa, ma con le lacrime più salate.
  4. Ricordatevi che siete come un’onda: non potete sbagliare forma, perché la forma è un’illusione.

Fine (Ma Non Sul Serio)

La prossima volta che qualcuno vi parla di distacco, chiedetegli se ha mai provato a non pensare a un ippopotamo rosa. Poi sorridete, e tornate a essere quel yeti peloso, imperfetto, e meravigliosamente contraddittorio che siete. Dopotutto, anche le montagne hanno le loro crepe. E sono comunque montagne.

Matteo L’antiguru